Ricevo e condivido la lettera scritta il 16 marzo dal Medico Ignoto al nostro Benamato Presidente della Repubblica Sergio Mattarella
Caro Presidente Sergio Mattarella,
dalla Campania, finalmente, un’iniziativa che infonde un po’ di speranza:
https://www.ilmattino.it/
fossimo stati avvisati al precedente decreto, circa 17 mila contagi fa, quando già la bozza prevedeva 50 milioni di euro per DPI!
Per il resto si prosegue in iposaturazione, di ossigeno intendo, come nei malati di Covid che non necessitano di terapia intensiva. Mi riferisco alla bozza del nuovo decreto.
Sono ricomparsi tanti incentivi: i 50 milioni che si erano volatilizzati dalla bozza del 7 marzo. Sperando che questa volta restino dove sono!
Psicoanaliticamente si potrebbe osservare che si sta passando da una fase di “negazione” a un’altra di “spostamento”. Entrambi rientrano tra i meccanismi di difesa negativi, quelli di chi è debole o indebolito: e questo non è il massimo dal punto di vista della valutazione dello stato di salute. Né psicoanaliticamente né nella realtà.
Cercherò di spiegarmi meglio.
Recita il testo:
“In coerenza con le linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e in conformità alle attuali evidenze scientifiche, è consentito fare ricorso alle mascherine chirurgiche quale dispositivo idoneo a proteggere gli operatori sanitari”.
C’è scritto proprio così: “E’ consentito fare ricorso alle mascherine chirurgiche quale dispositivo idoneo a proteggere gli operatori sanitari”.
Perché, prima era forse vietato?
Proseguendo: “Idoneo a proteggere gli operatori sanitari”.
Quindi non solo i malati? Meglio del precedente (dove nemmeno comparivano).
E tutti gli altri cittadini?
Ma non dovrebbe lo stato allora (visto che ritiene le mascherine idonee alla protezione degli operatori sanitari) raccomandarne l’uso piuttosto che consentirlo?
Qual è allora la ragione di questa acrobazia semantica che ora si sposta dalla completa negazione ammettendone un consenso anziché, coerentemente, una r-a-c-c-o-m-a-n-d-a-z-i-o-n-e, visto che si tratta di un dispositivo ritenuto idoneo per il contenimento di una pandemia?
Non sarà che, nel primo caso, cioè se lo Stato dovesse raccomandarle le mascherine, qualora continuassero a mancare, sarebbe proprio lo Stato, in prima persona, a doverne rispondere: cioè a esserne responsabile?
Perché nel secondo caso, ovvero disponendo per decreto un mero “consenso” (n.d.r. anziché una “raccomandazione”), invece, cadrebbe, chiamiamolo così, il presupposto di necessità: ovvero, quello di ottemperare al dettato costituzionale di garantire la salute di tutti i cittadini.
(Sarò io malizioso o il governo “diversamente arguto”? Mah).
Prosegue la bozza:
“Per contenere il diffondersi del virus Covid-19, fino al termine dello stato di emergenza, sull’intero territorio nazionale, per i lavoratori che nello svolgimento della loro attività sono oggettivamente impossibilitati a mantenere la distanza interpersonale di un metro, sono considerati dispositivi di protezione individuale (DPI), le mascherine chirurgiche reperibili in commercio”.
Leggo bene? Sì, sì, è proprio così: reperibili in commercio. E dove? Probabilmente in qualche negozio ancora da individuare e di cui verrà disposta, lo voglia il cielo, prossima apertura… in un successivo decreto auspicabilmente più maturo.
Farei un altro ragionamento. Sostituendo la parola “mascherine” con “ossigeno” e trasportando i termini sul piano concettuale-reale.
Tutti sappiamo, o pensiamo di sapere, cosa è l’ossigeno. “E’ l’aria che respiriamo”, diremmo in molti. Sì è vero. Proprio quella. “E’ anche quella cosa che serve per respirare”. Direbbe mio figlio che è in quinta elementare. Aggiungendo subito “e che ci fa vivere“. “Verissimo”, risponderei, “bravo”.
Alla domanda di cosa sia l’ossigeno per i malati forse non tutti risponderebbero unanimemente. Lo faccio io da medico: “l’ossigeno è un farmaco”. E aggiungerei: “un farmaco salvavita: cioè tra i farmaci indispensabili che una farmacia dovrebbe sempre avere in scorta. E come tutti i farmaci richiede una prescrizione. Non proprio una generica autorizzazione all’uso ma una vera e propria ricetta preceduta da una valutazione clinica e da una diagnosi”.
Oggi più che mai serve ossigeno. Quello buono non contaminato da virus. Non solo per i malati ma per coloro che ancora non sono stati vittime del contagio da Covid-19.
Le mascherine sono indispensabili a questo scopo: per respirare ossigeno evitando che tra coloro che per qualsiasi motivo e in qualsiasi luogo pubblico vengano in contatto, se ve ne sono di malati, si trasmetta la malattia; la pandemia da Covid-19.
Allora la mascherina non è più festoso sinonimo di carnevale, o lo strumento di protezione adottato in regime ordinario nelle professioni che sappiamo, ma un presidio di sicurezza e di sopravvivenza, di prevenzione delle trasmissioni, di contenimento della pandemia: in questo momento è il “primo vaccino” disponibile, praticamente un farmaco.
E come per tutti i farmaci richiede anche esso un’approvazione che ne certifichi l’efficacia, la sicurezza e le indicazioni d’uso. La bozza del nuovo decreto non manca infatti di disporne una, di approvazione di conformità, per tutte le mascherine che verranno, se vorrà il cielo, prodotte: “dovranno essere a norma”. E giustamente: proprio come tutti i farmaci. Quindi in parte ci siamo, ma non basta.
Perché questo presidio fondamentale, della cui indispensabilità tutti sono consapevoli, dal momento che, contenendo la diffusione della pandemia, è in questo momento considerabile a tutti gli effetti un farmaco salvavita, e, per giunta, con alle spalle la sperimentazione sul campo non programmata: la più grande della storia; e che ha coinvolto rapidamente con successo già una popolazione – una coorte direbbero gli scienziati – mai vista prima in uno studio: un miliardo e 400 milioni di esseri umani!
Allora Sig. Presidente Sergio Mattarella, se le mascherine, che fanno parte dei DPI, i dispositivi di protezione individuale, sono un farmaco bisogna che lo Stato, che tutela costituzionalmente la salute dei proprio cittadini, adotti le misure appropriate nei confronti di questo presidio medico salvavita. Ne raccomandi l’uso, anziché genericamente “consentirlo”, e individui il metodo per la loro dispensazione e distribuzione al pubblico: cioè alla popolazione; come ci si aspetta per qualsiasi farmaco salvavita.
Esistono la tessera sanitaria individuale, la protezione civile, le farmacie, il porta a porta (mi viene in mente che sono stati inventati i POS: usiamoli).
Quindi il come e dove sono facilmente definibili. Il quando resta un’incognita. Un’incognita temporale che l’esperienza di questi giorni dimostra essere inserita in una funzione esponenziale.
Presidente intervenga lei.
Viva l’Italia.
Medico Ignoto
Riferimenti:
1) https://www.quotidianosanita.it/scienza-e-farmaci/articolo.php?articolo_id=82605
2) https://www.who.int/docs/default-source/coronaviruse/who-china-joint-mission-on-covid-19-final- report.pdf
3) https://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736(20)30522-5/fulltext
Ancora più numerose dal 16 marzo le iniziative, in svariate parti d’Italia, di privati, piccole e medie imprese, associazioni. Questo Rinascimento ritrovato, questo riscoperto Spirito di Fratellanza sta rapidamente contagiando con la sua energia di Solidarietà l’intero paese, che forse attendeva soltanto il primo giorno di Primavera (tradizionalmente oggi ma, ufficialmente, iniziata ieri!) per celebrare la nuova fioritura del pianeta.
Ronzinantes